L’accantonamento (per ora) dell’energia nucleare non ha mandato in soffitta l’intento di perseguire politiche energetiche inquinanti, l’ultima notizia in ordine cronologico è la riscoperta del Carbone, una delle fonti fossili più inquinanti ed ormai desuete nel mondo.
Purtroppo ENEL, con la complicità attiva del Governo italiano e di molti amministratori pubblici di tutti gli schieramenti, ha idee diametralmente differenti: il “piano carbone” prevede l’incomprensibile scelta di riaprire vecchie centrali, riconvertirne altre e addirittura costruirne di nuove.
Porto Tolle in Emilia, Brindisi in Puglia, Vado Ligure in Liguria, Saline Joniche in Calabria, da Nord a Sud si riaffaccia lo spettro dell’inquinamento derivante da polveri sottili e piogge acide, il tutto senza un reale miglioramento della cronica dipendenza energetica italiana dagli altri paesi e reali introiti solo per le multinazionali che investiranno.
Oltre alle enormi bugie in tema ambientale (solo l’impianto nel Polesine comporterebbe l’emissione di oltre 10 milioni di tonnellate l’anno di CO2: l’equivalente di oltre 4 volte le emissioni annuali di una città come Milano), una delle argomentazioni più odiose che vengono sbandierate dai soggetti coinvolti in questa ennesima brutta storia, è quella dell’aumento dei posti di lavoro.
Il ricatto occupazionale è storia tristemente nota (esempio lampante ne è l’ILVA di Taranto), ma è giunto ormai il momento di rispedirlo al mittente ribadendo che tutte le politiche energetiche di questo paese non potranno prescindere da 2 elementi fondamentali: la Riconversione Ecologica e le Fonti Rinnovabili, gli unici due strumenti che potranno realmente contemperare il rispetto dell’ambiente e la tutela/aumento dell’occupazione.
Per questi motivi, la Rete della Conoscenza ha sottoscritto l’appello e con oltre 40 tra associazioni e soggetti politici sarà in piazza il 29 Ottrobre ad Adria (Ravenna) per ribadire con forza un secco NO alla costruzione della Centrale a Carbone di Porto Tolle e a qualsiasi progetto industriale incompatibile con politiche di tutela dell’ambiente e di difesa del territorio.

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