È recentemente tornato agli onori della cronaca il caso del nucleare in Italia. Innanzitutto è bene informare i lettori riguardo il modo di ottenere l’energia elettrica dalle centrali nucleari, per evitare incomprensioni. L’energia nucleare si ricava bombardando delle barre di uranio con un fascio di protoni, gli atomi di uranio colpiti dai protoni si rompono, e liberano energia sotto forma di calore. Questa quantità di calore viene ceduta ad una massa d’acqua che riscaldata, evapora e mette in rotazione delle turbine che producono energia elettrica con il loro movimento. Questo tipo di energia è vantaggiosa, perché non emette gas tossici nell’atmosfera, ma purtroppo quando l’uranio non può più essere bombardato dai protoni, si dice che è esausto e deve esseresmaltito in appositi siti di stoccaggio perché radioattivo, cioè emette particelle pericolosissime per l’organismo.
In Italia un referendum ha bloccato la produzione di energia nucleare nel 1987, dopo il tristemente famoso incidente alla centrale nucleare di Chernobyl, nel frattempo la tecnologia si è sviluppata, quindi le nuove centrali che si vogliono costruire dovranno essere ricostruite completamente, ma non è questo il principale problema.
Innanzitutto bisogna trovare il luogo adatto
alla costruzione della centrale, e quando la popolazione locale avrà finito di protestare (se mai finirà, giustamente) bisognerà scegliere con che tipo di tecnologia costruirla, cioè in che modo sfruttare l’energia liberata dall’uranio. Poi bisogna pensare al combustibile, e dato che in Italia non sono presenti giacimenti di uranio, bisognerà importare l’intero fabbisogno nazionale dall’estero, e quindi accentuando ancora di più la dipendenza energetica dal altri paesi. Inoltre bisogna cercare un luogo adatto al deposito di scorie radioattive, cioè un luogo in cui non possa filtrare l’acqua o l’aria
e a basso rischio sismico, oppure vendere le scorie ad un'altra nazione dotata di depositi, che però si farà pagare lautamente ( come sta attualmente accadendo con le scorie fino ad ora prodotte).
Inoltre bisogna sperare che alla centrale atomica non succeda niente; niente terremoti di grande intensità, niente attacchi terroristici, nessun incidente , ecc… Il potenziale dell’energia atomica è enorme, ma il continuo aumento dello sfruttamento dell’uranio come fonte di energia sta facendo cambiare le
opinioni. Per costruire una centrale nucleare servono in media 10 anni, è calcolato secondo alcune stime che a questo ritmo l’uranio si esaurirà nel giro di 30-40 anni, quindi solo la centrale lavorerà solo per 20-30 anni, durante questo periodo di tempo la centrale per essere di conveniente costruzione deve produrre tanta energia il cui ricavato superi il costo di costruzione e dello
smaltimento delle scorie. Oltre ai fattori puramente economici sono poi da considerare anche i fattori sociali e ambientali, che non possono essere trascurati in impianti di questo tipo. Ad esempio le scorie rimangono pericolose per migliaia di anni, quindi il problema nucleare si protrarrà anche
sulle generazioni future. Perché i governi non sostengono e incoraggiano lo sviluppo di energie alternative e pulite, come l’energia solare o geotermica, invece di un ritorno al passato nucleare?
Perché i nostri più illustri scienziati esportano in altri paesi tecnologie energetiche di prim’ordine (vedasi Carlo Rubbia), mentre in Italia non si pensa mai ad adottare una valida politica energetica?
Viene quindi ancora da chiedersi se dietro le decisioni prese dai nostri governanti non ci siano secondi fini o interessi personali, da cittadino spero vivamente di no.
Niccolò Morelli
Unione degli Studenti Piacenza
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