martedì 15 febbraio 2011

Le tappe del nucleare in Italia


Un po’di storia

La prima centrale nucleare in Italia è stata messa in funzione nel 1962 a Latina. Di lì a poco altre tre centrali atomiche sono state costruite portando l’Italia, nel 1963, ad essere la terza nazione produttrice di energia elettrica da centralia nucleari.
Dopo il Disastro di Chernobyl del 1986 si svolse, nell’87, un Referendum composto da tre quesiti. Esso non era propriamente per la chiusura delle centrali, ma per il restringimentodella possibilità di costruirne di nuove. La palese volontà (80%ca.) dell’elettorato a arginare il nucleare portò i governanti dell’epoca a chiudere nell’arco di quattro anni tutte le centrali esistenti e convertire quelle in costruzione alla produzione da combustibili fossili.
Il 9 Aprile 2010 l'Italia dei Valore propone un referendum sul nucleare in seguito alla legge sviluppo. Comincia così il percorso verso il referendum, calendarizzato per Giugno 2011. Vediamo cosa diceva la Legge Sviluppo.



La Legge Sviluppo

Varato in Parlamento il  9 luglio 2009, la Legge Sviluppo cela tra le tante misure anticrisi anche quella, funzionale all’autonomia energetica, del ritorno al nucleare.
La legge dava mandato al Governo di individuare, entro sei mesi: modalità di locazione, tipologia degli impianti, modalità di stoccaggio dei rifiuti nucleari, modalità compensative per le popolazioni e le imprese. Analizziamo punto per punto.

Modalità di locazione

I luoghi dove dovrebbero sorgere le centrali dovrebbero essere a bassissimo rischio sismico e idrogeologico. Allo stesso tempo gli impianti hanno bisogno di ingenti quantità di acqua per tutto l’anno per il raffreddamento dei reattori. Già questi presupposti ci fanno capire l’impossibilità di avere impianti sicuri sul nostro territorio. Il regime torrentizio della maggior parte dei fiumi non garantirebbero la possibilità di avere a disposizioni le quantità d’acqua richieste. Oltre alla siccità di molti fiumi il problema è il rischio di esondazione e messa a repentaglio delle strutture della centrale. Oltre a questo problema quello maggiore per il territorio nazionale è quello sismico. Numerosi reattori giapponesi sono stati chiusi per le forti scosse di terremto che erano riuscite a danneggiare la struttura dei reattori.

Tipologia degli impianti

Le centrali attualmente in costruzione nel mondo sono le cosiddette Centrali i terza generazione. Esse hanno tecnologie datate di trent’anni, essendo ancora funzionanti con la fissione nucleare producono scorie, tema su cui torneremo in seguito. Il rallentamento sugli investimenti nella costruzione di nuove centrali avvenuto negli ultimi tempi è anche causato dal fatto che tutte le ricerche nel settore si stanno orientando alla fusioe nucleare, alle centrali di quarta generazione, la cui potenza dovrebbe essere maggiorata, funzionanti con idrogeno e quindi senza produzione di scorie. La problematica maggiore di queste centrali il raggiungimento di temperature così elevate che nessun materiale conosciuto permette una completa sicurezza.
Tornando sulle centrali di terza generazione funzionanti ad uranio, si può dire che se il Governo paventa delle diminuzioni nelle bollette per il basso costo di produzione, in verità nessuno sa quante riserve di uranio siano ancora presenti nella Terra. Si può pensare che presto la produzione di tale materiale avrà imponenti aumenti nei costi di produzione.

Modalità di stoccaggio dei rifiuti nucleari

I rifiuti nucleari prodotti nel periodo ’62-’91 giacciono tutt’ora in piscine di stoccaggio sparse per la penisola. Ricordiamo la lotta sociale svolta dalla popolazione di Scanzano Ionico nel 2003 dopo che il Governo Berlusconi aveva designato codesto comune come sito sunico per lo stoccaggio delle scorie. Dopo due settimana di strenua lotta il governo si accorse che il sito aveva sismicità elevata. Infatti il problema della sismicità sussiste anche per lo stoccaggio di rifiuti nucleari. Inoltre alcune scorie rimangono tossiche per miliardi di anni. Sorge una “questione morale”, cioè se sia giusto o meno lasciare a generazioni di posteri questo peso di estrema gravità ambientale.

Modalità compensative per le popolazioni e le imprese colpite

Ci sembra difficile pensare che ci siano modi per ricucire una ferita così profonda nella vita di una comunità. Forse il governo pensa che bastano i soldi per ricucire un tessuto sociale messo in discussione, forse pensa che pagando gli occhi si chiudono, pensa che le piccole imprese debbano piegarsi difronte alla volontà della grande impresa, del capitale energetico.

Aldilà del nucleare. Petrolio e gas o energia verde?

La Legge Sviluppo nella sua parte sull’ambiente investe sul petrolio (facilitazioni nella trivellazione) e nel metano (rigassificatori). Se le principali trivellazioni in italia potranno sorgere principalmente in posti fondamentali per la biodiversità, come il Parco Nazionale del Pollino o in mare aperto dove si trovano le principali riserve di gas e petrolio, i rigassificatori con la loro portata di distruzione per la pericolosità causata dal potenziale esplosivo dato dalla rapida espansione dei gas, nulla viene detto delle sperimentazioni e gli investimenti in energia verde.

Positive erano state le prospettate ricerche sull’energia rinnovabile messe in campo dall’Enea (Ente Nazionale Energia e Ambiente) quando ne era presidente Carlo Rubbia, premio nobel per la Fisica. Queste ricerche vertevano sulle nuove tecnologie solari, sulla comustione dei rifiuti nucleari, sulle potenzialità dell’idrogeno come energia pulita. Con l’avvento del Governo Berlusconi, nel 2001, i fondi per tali ricerche hanno bloccato molti progetti, ragion per cui Rubbia si è dimesso. Attualmente le energie verdi, in Italia, hanno subito un forte rallentamento, la Legge Sviluppo è l’ultimo colpo inferto all’ambiente.

Siti Utili
Legge Sviluppo: 

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