Un
po’di storia
La prima centrale nucleare in Italia è
stata messa in funzione nel 1962 a Latina. Di lì a poco altre tre centrali
atomiche sono state costruite portando l’Italia, nel 1963, ad essere la terza
nazione produttrice di energia elettrica da centralia nucleari.
Dopo il Disastro di Chernobyl del 1986
si svolse, nell’87, un Referendum composto da tre quesiti. Esso non era
propriamente per la chiusura delle centrali, ma per il restringimentodella
possibilità di costruirne di nuove. La palese volontà (80%ca.) dell’elettorato
a arginare il nucleare portò i governanti dell’epoca a chiudere nell’arco di
quattro anni tutte le centrali esistenti e convertire quelle in costruzione
alla produzione da combustibili fossili.
Il 9 Aprile 2010 l'Italia dei Valore propone un referendum sul nucleare in seguito alla legge sviluppo. Comincia così il percorso verso il referendum, calendarizzato per Giugno 2011. Vediamo cosa diceva la Legge Sviluppo.
La
Legge Sviluppo
Varato in Parlamento il 9 luglio 2009, la Legge Sviluppo cela tra le
tante misure anticrisi anche quella, funzionale all’autonomia energetica, del
ritorno al nucleare.
La legge dava mandato al Governo di
individuare, entro sei mesi: modalità di locazione, tipologia degli impianti,
modalità di stoccaggio dei rifiuti nucleari, modalità compensative per le
popolazioni e le imprese. Analizziamo punto per punto.
Modalità
di locazione
I luoghi dove dovrebbero sorgere le
centrali dovrebbero essere a bassissimo rischio sismico e idrogeologico. Allo
stesso tempo gli impianti hanno bisogno di ingenti quantità di acqua per tutto
l’anno per il raffreddamento dei reattori. Già questi presupposti ci fanno
capire l’impossibilità di avere impianti sicuri sul nostro territorio. Il
regime torrentizio della maggior parte dei fiumi non garantirebbero la
possibilità di avere a disposizioni le quantità d’acqua richieste. Oltre alla
siccità di molti fiumi il problema è il rischio di esondazione e messa a
repentaglio delle strutture della centrale. Oltre a questo problema quello
maggiore per il territorio nazionale è quello sismico. Numerosi reattori
giapponesi sono stati chiusi per le forti scosse di terremto che erano riuscite
a danneggiare la struttura dei reattori.
Tipologia
degli impianti
Le centrali attualmente in costruzione
nel mondo sono le cosiddette Centrali i terza generazione. Esse hanno
tecnologie datate di trent’anni, essendo ancora funzionanti con la fissione
nucleare producono scorie, tema su cui torneremo in seguito. Il rallentamento
sugli investimenti nella costruzione di nuove centrali avvenuto negli ultimi
tempi è anche causato dal fatto che tutte le ricerche nel settore si stanno
orientando alla fusioe nucleare, alle centrali di quarta generazione, la cui
potenza dovrebbe essere maggiorata, funzionanti con idrogeno e quindi senza
produzione di scorie. La problematica maggiore di queste centrali il
raggiungimento di temperature così elevate che nessun materiale conosciuto
permette una completa sicurezza.
Tornando sulle centrali di terza
generazione funzionanti ad uranio, si può dire che se il Governo paventa delle
diminuzioni nelle bollette per il basso costo di produzione, in verità nessuno
sa quante riserve di uranio siano ancora presenti nella Terra. Si può pensare
che presto la produzione di tale materiale avrà imponenti aumenti nei costi di
produzione.
Modalità
di stoccaggio dei rifiuti nucleari
I rifiuti nucleari prodotti nel periodo
’62-’91 giacciono tutt’ora in piscine di stoccaggio sparse per la penisola.
Ricordiamo la lotta sociale svolta dalla popolazione di Scanzano Ionico nel
2003 dopo che il Governo Berlusconi aveva designato codesto comune come sito
sunico per lo stoccaggio delle scorie. Dopo due settimana di strenua lotta il
governo si accorse che il sito aveva sismicità elevata. Infatti il problema
della sismicità sussiste anche per lo stoccaggio di rifiuti nucleari. Inoltre
alcune scorie rimangono tossiche per miliardi di anni. Sorge una “questione
morale”, cioè se sia giusto o meno lasciare a generazioni di posteri questo
peso di estrema gravità ambientale.
Modalità
compensative per le popolazioni e le imprese colpite
Ci sembra difficile pensare che ci
siano modi per ricucire una ferita così profonda nella vita di una comunità.
Forse il governo pensa che bastano i soldi per ricucire un tessuto sociale
messo in discussione, forse pensa che pagando gli occhi si chiudono, pensa che
le piccole imprese debbano piegarsi difronte alla volontà della grande impresa,
del capitale energetico.
Aldilà
del nucleare. Petrolio e gas o energia verde?
La Legge Sviluppo nella sua parte
sull’ambiente investe sul petrolio (facilitazioni nella trivellazione) e nel
metano (rigassificatori). Se le principali trivellazioni in italia potranno
sorgere principalmente in posti fondamentali per la biodiversità, come il Parco
Nazionale del Pollino o in mare aperto dove si trovano le principali riserve di
gas e petrolio, i rigassificatori con la loro portata di distruzione per la
pericolosità causata dal potenziale esplosivo dato dalla rapida espansione dei
gas, nulla viene detto delle sperimentazioni e gli investimenti in energia
verde.
Positive erano state le prospettate
ricerche sull’energia rinnovabile messe in campo dall’Enea (Ente Nazionale
Energia e Ambiente) quando ne era presidente Carlo Rubbia, premio nobel per la
Fisica. Queste ricerche vertevano sulle nuove tecnologie solari, sulla
comustione dei rifiuti nucleari, sulle potenzialità dell’idrogeno come energia
pulita. Con l’avvento del Governo Berlusconi, nel 2001, i fondi per tali
ricerche hanno bloccato molti progetti, ragion per cui Rubbia si è dimesso.
Attualmente le energie verdi, in Italia, hanno subito un forte rallentamento,
la Legge Sviluppo è l’ultimo colpo inferto all’ambiente.
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