La campagna
di Obbedienza Civile
nelle Scuole
e nelle Università
Il 12 e 13 giugno 2011 il Popolo italiano si è recato in maggioranza
assoluta a votare i referendum contro la privatizzazione dell'acqua, e contro i
profitti su di essa.
Senza fare troppe analisi del voto, per il quale molti si sono spesi, il
dato più significativo è stato che sono state le giovani generazioni a essere
stato il motore per la vittoria referendaria, entrando a gamba tesa nel
panorama politico odierno e diventandone protagonisti indiscussi.
Ma cosa rimane oggi di quei referendum?
L'interesse bipartisan di sorpassare il verdetto popolare e' stato
palesato, svuotando di senso il concetto di referendum, unico dei pochi
strumenti di democrazia diretta, per altro sancito dalla Costituzione
repubblicana all'art 75.
Questa intenzione si è concretizzata già il 6 agosto del 2011, a meno di 60
giorni dal voto referendario, con l'emanazione della L. 148/11, c.d. “Manovra
Estiva” che ha convertito il D.L. 138/10, manovra che rintroduceva lo schema di
privatizzazione dei servizi pubblici locali da poco abrogato.
Pertanto il compito dei Movimenti per l'acqua e degli studenti che si sono
prodigati per la vittoria referendaria sarà prima di tutto quello di garantire
un seguito ai referendum, aprendo vertenze, come quella in corso in Puglia
rispetto all'Acquedotto Pugliese, che potrebbero portare alla trasformazione
delle aziende gestrici del servizio in enti di diritto pubblico.
L'altro obbiettivo fondamentale è quello di eliminare la quota di “remunerazione
del capitale investito”.
Su questo secondo obiettivo si incentra la Campagna nazionale di
“Obbedienza Civile” promossa dal Forum italiano del movimenti per l'acqua.
Gli antefatti: La Corte Costituzionale i primi di febbraio del 2011
dichiara ammissibili due dei tre quesiti referendari presentati dai comitati
per l'acqua: l'abrogazione del''art.15 del c.d. “D.l Ronchi”, e l'abrogazione
del D.Lgs 152 del 3 aprile del 2006 sulla “adeguata remunerazione del capitale
investito” (i profitti per intenderci), dichiarando che, qualora il referendum
fosse vinto, la norma sancita sarebbe direttamente applicabile alle tariffe e
che gli Ambiti Territoriali Ottimali si possono adeguare alla nuova normativa
in quanto tale voce di bilancio non è indispensabile per l'erogazione ottimale
del servizio.
Pochi sono gli Ambiti Territoriali in Italia che si sono adeguati alla
norma stabilita dalla sentenza della Corte Costituzionale ed alla luce della
vittoria referendaria.
Il nostro compito quindi risulta arduo: sollecitare gli ambiti territoriali
ad adeguare la tariffa alla nuova normativa, facendo loro pressione attraverso
la campagna di Autoriduzione delle tariffe.
Tale campagna consiste nel dare ai cittadini gli strumenti necessari per
autoridursi le tariffe senza incorrere in sanzioni amministrative e avendo,
quindi, anche un'eventuale copertura legale in caso di reazione da parte del
soggetto gestore.
Il nostro obiettivo deve essere quello di imporre alle scuole, alle
università ed alle agenzie/enti regionali per il diritto allo studio
l'autoriduzione delle spese per l'acqua, autoriduzione che non riguarderebbe
solo i plessi ove si svolgono le lezioni, le residenze per gli studenti o gli
uffici amministrativi ma anche, ad esempio, i laboratori scientifici, che di
acqua ne utilizzano moltissima.
Il risultato sarebbe senza alcun dubbio di grandissima portata poiché,
quello che per un privato cittadino diventa un'autoriduzione di pochi euro in
bolletta, per istituzioni pubbliche frequentate da migliaia di persone ogni
giorno potrebbe garantire alle stesse risparmi di migliaia di euro,
immediatamente investibili su altri capitoli di spesa, andando così a lenire,
seppur molto parzialmente, gli effetti dei considerevoli tagli che l'intero
comparto della formazione ha subito ormai negli ultimi anni.
Questo obbiettivo è particolarmente impegnativo, in quanto obbligherebbe
gli organi centrali dell'università (es Consiglio d'Amministrazione) e quelli
decisionali delle scuole medie superiori (es. Consigli di Istituto) ad esprimersi
anche politicamente a favore della non mercificazione dell'acqua, e in questo
modo diventare volano della campagna per tutte gli atenei e gli istituti
superiori in Italia.
Le incognite si rinvengono in relazione al contratto che gli enti e gli
atenei stipulano col soggetto gestore, e la difficoltà a riordinare i dati al
fine di riconoscere l'entità della spesa per utenza, in quanto esse entrano in
bilancio come unica voce.
Inoltre, durante la campagna referendaria la remunerazione del capitale
investito è stato espresso come “7%” al fine di semplificarne la comunicazione,
senonché andando a calcolare ambito territoriale per ambito territoriale la
cifra esatta di ciò che chiamiamo “remunerazione del capitale investito” se ne
deduce che quel 7% è probabilmente una cifra calcolata per difetto (a Roma è
pari al 17%, a Bologna il 23%) facendo probabilmente una media delle tariffe
sottoposte sul territorio nazionale, quindi è giusto fare chiarezza con i dati
a nostra disposizione.
La tariffa dell'acqua è formata da 3 voci:
- Quota
costi operativi;
- Quota
ammortamento;
- Quota
rendimento del capitale (dalla quale andremo a calcolarci la remunerazione
del capitale investito).
Tali quote diventano il 100% della tariffa, quindi, sottraendo le
percentuali di costi operativi e ammortamento (i dati sono pubblici e
consultabili), ciò che ne rimane è la percentuale di remunerazione del
capitale, da ridurre sulle bollette.
Un esempio pratico, l'ATO 3 Piemonte, gestore unico S.M.A.T. S.p.a
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Quota
ammortamento 31,992 11,85%
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Quota
costi operativi 196,529
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Totale 269,127 100%
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Tale calcolo del bilancio dell'ATO ci darà lo
strumento da utilizzare per calcolare il prezzo “equo” delle bollette, che nel
caso di Torino, sarà ridotta del 15.35%.
Queste percentuali non sono altro che la differenza
tra il concetto di “acqua come merce” e “acqua come bene comune”, ed è la
conseguenza naturale della scelta del popolo italiano espresso col voto
referendario del 12 e 13 giugno, che è nostro preciso dovere difendere.
Il tutto dovrebbe concretizzarsi in primis mediante la
presentazione di integrazioni all'Ordine del Giorno degli organi decisionali di
Scuole ed Università (di seguito è presente una versione standard, liberamente
modificabile).
Un ultimo passaggio operativo, non ancora sviluppato
in modo dettagliato nemmeno dal Forum Italiano dei Movimento per l'Acqua, è
quello relativo alla possibilità di iniziare azioni di natura legale dinanzi
alla magistratura ordinaria nel tentativo, evidentemente meno politico, di
convincere i gestori all'adeguamento delle tariffe ed alla restituzione delle
somme illegittimamente ricevute dal 20 Luglio 2011.

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