mercoledì 4 gennaio 2012

Campagna di obbedienza civile nelle scuole e nelle università


La campagna di Obbedienza Civile
nelle Scuole e nelle Università

Il 12 e 13 giugno 2011 il Popolo italiano si è recato in maggioranza assoluta a votare i referendum contro la privatizzazione dell'acqua, e contro i profitti su di essa.
Senza fare troppe analisi del voto, per il quale molti si sono spesi, il dato più significativo è stato che sono state le giovani generazioni a essere stato il motore per la vittoria referendaria, entrando a gamba tesa nel panorama politico odierno e diventandone protagonisti indiscussi.
Ma cosa rimane oggi di quei referendum?
L'interesse bipartisan di sorpassare il verdetto popolare e' stato palesato, svuotando di senso il concetto di referendum, unico dei pochi strumenti di democrazia diretta, per altro sancito dalla Costituzione repubblicana all'art 75.


Questa intenzione si è concretizzata già il 6 agosto del 2011, a meno di 60 giorni dal voto referendario, con l'emanazione della L. 148/11, c.d. “Manovra Estiva” che ha convertito il D.L. 138/10, manovra che rintroduceva lo schema di privatizzazione dei servizi pubblici locali da poco abrogato.
Pertanto il compito dei Movimenti per l'acqua e degli studenti che si sono prodigati per la vittoria referendaria sarà prima di tutto quello di garantire un seguito ai referendum, aprendo vertenze, come quella in corso in Puglia rispetto all'Acquedotto Pugliese, che potrebbero portare alla trasformazione delle aziende gestrici del servizio in enti di diritto pubblico.
L'altro obbiettivo fondamentale è quello di eliminare la quota di “remunerazione del capitale investito”.
Su questo secondo obiettivo si incentra la Campagna nazionale di “Obbedienza Civile” promossa dal Forum italiano del movimenti per l'acqua.

Gli antefatti: La Corte Costituzionale i primi di febbraio del 2011 dichiara ammissibili due dei tre quesiti referendari presentati dai comitati per l'acqua: l'abrogazione del''art.15 del c.d. “D.l Ronchi”, e l'abrogazione del D.Lgs 152 del 3 aprile del 2006 sulla “adeguata remunerazione del capitale investito” (i profitti per intenderci), dichiarando che, qualora il referendum fosse vinto, la norma sancita sarebbe direttamente applicabile alle tariffe e che gli Ambiti Territoriali Ottimali si possono adeguare alla nuova normativa in quanto tale voce di bilancio non è indispensabile per l'erogazione ottimale del servizio.
Pochi sono gli Ambiti Territoriali in Italia che si sono adeguati alla norma stabilita dalla sentenza della Corte Costituzionale ed alla luce della vittoria referendaria.
Il nostro compito quindi risulta arduo: sollecitare gli ambiti territoriali ad adeguare la tariffa alla nuova normativa, facendo loro pressione attraverso la campagna di Autoriduzione delle tariffe.

Tale campagna consiste nel dare ai cittadini gli strumenti necessari per autoridursi le tariffe senza incorrere in sanzioni amministrative e avendo, quindi, anche un'eventuale copertura legale in caso di reazione da parte del soggetto gestore.
Il nostro obiettivo deve essere quello di imporre alle scuole, alle università ed alle agenzie/enti regionali per il diritto allo studio l'autoriduzione delle spese per l'acqua, autoriduzione che non riguarderebbe solo i plessi ove si svolgono le lezioni, le residenze per gli studenti o gli uffici amministrativi ma anche, ad esempio, i laboratori scientifici, che di acqua ne utilizzano moltissima.
Il risultato sarebbe senza alcun dubbio di grandissima portata poiché, quello che per un privato cittadino diventa un'autoriduzione di pochi euro in bolletta, per istituzioni pubbliche frequentate da migliaia di persone ogni giorno potrebbe garantire alle stesse risparmi di migliaia di euro, immediatamente investibili su altri capitoli di spesa, andando così a lenire, seppur molto parzialmente, gli effetti dei considerevoli tagli che l'intero comparto della formazione ha subito ormai negli ultimi anni.
Questo obbiettivo è particolarmente impegnativo, in quanto obbligherebbe gli organi centrali dell'università (es Consiglio d'Amministrazione) e quelli decisionali delle scuole medie superiori (es. Consigli di Istituto) ad esprimersi anche politicamente a favore della non mercificazione dell'acqua, e in questo modo diventare volano della campagna per tutte gli atenei e gli istituti superiori in Italia.

Le incognite si rinvengono in relazione al contratto che gli enti e gli atenei stipulano col soggetto gestore, e la difficoltà a riordinare i dati al fine di riconoscere l'entità della spesa per utenza, in quanto esse entrano in bilancio come unica voce.
Inoltre, durante la campagna referendaria la remunerazione del capitale investito è stato espresso come “7%” al fine di semplificarne la comunicazione, senonché andando a calcolare ambito territoriale per ambito territoriale la cifra esatta di ciò che chiamiamo “remunerazione del capitale investito” se ne deduce che quel 7% è probabilmente una cifra calcolata per difetto (a Roma è pari al 17%, a Bologna il 23%) facendo probabilmente una media delle tariffe sottoposte sul territorio nazionale, quindi è giusto fare chiarezza con i dati a nostra disposizione.
La tariffa dell'acqua è formata da 3 voci:
  • Quota costi operativi;
  • Quota ammortamento;
  • Quota rendimento del capitale (dalla quale andremo a calcolarci la remunerazione del capitale investito).

Tali quote diventano il 100% della tariffa, quindi, sottraendo le percentuali di costi operativi e ammortamento (i dati sono pubblici e consultabili), ciò che ne rimane è la percentuale di remunerazione del capitale, da ridurre sulle bollette.


Un esempio pratico, l'ATO 3 Piemonte, gestore unico S.M.A.T. S.p.a
Quota rendimento del capitale 41.446 15,35%

Quota ammortamento 31,992 11,85%
Quota costi operativi 196,529
Totale 269,127 100%

Tale calcolo del bilancio dell'ATO ci darà lo strumento da utilizzare per calcolare il prezzo “equo” delle bollette, che nel caso di Torino, sarà ridotta del 15.35%.

Queste percentuali non sono altro che la differenza tra il concetto di “acqua come merce” e “acqua come bene comune”, ed è la conseguenza naturale della scelta del popolo italiano espresso col voto referendario del 12 e 13 giugno, che è nostro preciso dovere difendere.

Il tutto dovrebbe concretizzarsi in primis mediante la presentazione di integrazioni all'Ordine del Giorno degli organi decisionali di Scuole ed Università (di seguito è presente una versione standard, liberamente modificabile).
Un ultimo passaggio operativo, non ancora sviluppato in modo dettagliato nemmeno dal Forum Italiano dei Movimento per l'Acqua, è quello relativo alla possibilità di iniziare azioni di natura legale dinanzi alla magistratura ordinaria nel tentativo, evidentemente meno politico, di convincere i gestori all'adeguamento delle tariffe ed alla restituzione delle somme illegittimamente ricevute dal 20 Luglio 2011.

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